Napoli solo andata
E di un campeggio durato tre anni e mezzo
Ed eccoci qua, la porta chiusa alle spalle, i lacrimoni come nei meglio film, in tasca un biglietto di sola andata e la sensazione che il campeggio è finito. Si, perché l’ “ultimo” ha lo stesso sapore della vacanza al camping. I saluti, gli abbracci, la promessa di rivedersi e i tanto si sa che tornerai. Perché nessuno ama gli strappi. Piuttosto ci si sfilaccia.
L’ultima lezione di flamenco, l’ultimo tramonto sui tetti con la candela accesa in direzione di Santa Maria dei Navigli, il ricordo di tante tazze sporche e nottate accovacciata su una lavatrice a inventarsi un orizzonte oltre il cemento.
Tante facce ed espressioni negli occhi da mettere a icona per sempre su un divano che è stato anche un letto, un monolocale in cui si sono consumati 3 anni e un mese di scomoda Devozione.
Ciao Milano, odiata e oltremodo amata. Vissuta, pedalata. Bevuta come si desidera l’acqua alla fine di una corsa. Milano che mi ha fatto redattore, managèr e regalato l’adrenalina di una Vita in Diretta. Milano che mi ha mandato in trasferta e tolto la possibilità di ogni viaggio. Milano che mi ha fatto femmina e femminile e mi hai ridotto a guardare le stagioni su una panchina. Milano che ho affascinato tavoli, Milano che non volevo più salire neanche nel tram. Milano della domenica mattina, che ti spiazza nella sua bellezza inafferrabile nel tratto che va da Parco delle Basiliche a piazza Sant’Alessandro. Mille Milano, cascata di rivoli e crocevia di mondi. Milano che mi ha accolta e respinta, abbracciata e schiaffeggiata e mi ha fatto fare la vita che si fa al Nord. Grazie Milano. Di avermi donato qualcosa da raccontare. Milano che ti dà tutto e ti toglie tutto, mi dissero il primo giorno a Milano.
E così fu.
Scivolo via perché non voglio nuotare più come i salmoni, contro corrente. E il flusso interiore mi butta direttamente a mare. Almeno per mò.
Ma come tutti i cerchi che si chiudono, la geometria è perfetta. Un salto al naviglio in quel locale che ci piace, un concerto in una sera piovosa, quante risate sul lettino delle terme, le incursioni a sorpresa in Via Tortona, il blocco del traffico, il vento che soffia sulle pizze napoletane nelle prime sere d’estate.
Il setting dei saluti finali è sempre un tavolo fuori di una pizzeria napoletana. Chissà perché poi.
http://www.youtube.com/watch?v=Qf4PfhCeCIs