Milano due bis
Il buon profumo della pioggia
Questa Milano due bis inizia come le spose. Bagnata. Bagnata e fortunata. Perché devo pensare cosa mettermi la mattina. Tutte le mattine. E lo so che tra qualche mese rimpiangerò le tazze di caffè sul terrazzino di fronte al mare e la polpa dei pomodori che sembrano tartare di carne, ma ora mi sento nel pieno di una seconda occasione. Mi sento come se qualcuno – qualcuno molto in alto- avesse premuto il tasto stop sul film della mia vita e play dopo otto mesi. Esattamente nello stesso punto.
E comincia fortunata perché qualcuno – molto in basso, molto raggiungibile – per me si è fatto venire i mal di testa. Qualcuno che ha creduto in me e ha visto lontano fino a dove io non avrei mai osato neanche guardare. Qualcuno che mi ha acchiappato per i capelli scippandomi la testa fuori dall’acqua quando iniziavo a credere che l’apnea fosse la mia condizione e un giorno tutto questo dolore ti sarà utile e bla bla bla.
E invece no. L’apnea non è affatto la mia condizione.
I colori, le cose arzigogolate, gli zuccheri semplici e le emozioni complesse. Queste sono cose… Mie.
E mentre a Giugno mettevo gli scatoloni in garage chiedendomi dove sarebbero andate a finire quelle pentole, immaginandomi al massimo una casa fatiscente a Spaccanapoli, mai avrei scommesso su questa Milano due bis.
D’altronde ce l’eravamo detto, questa è la città dell’amicizia, non dell’amore. E invece.
E invece quando sotto il contratto trovo il simbolo che i bambini autistici usano per indicare la felicità nel loro mondo in cui tutto si tocca, allora sento nella pioggia un profumo di buono.
Me lo attacco come un fiore all’occhiello, come il simbolo di una nuova stagione in cui, con una doppia mano sulla testa, non ho più bisogno di ombrelli.
In bocca al lupo, Merin!