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Season’s friends

E’ da giorni, giorni convulsi e lunghi e inspiegabili a chi si lamenta che non rispondo a telefono, che mi porto dentro un concetto.

Non esistono amicizie per tutte le stagioni.

Questa frase, buttata lì da una mia amica mentre montavamo un comò Ikea, mi ha accompagnata per giorni. Mi ha fatto interrogare sull’avvicendarsi di tanti per sempre. Mi ha risucchiato nell’ adolescenza – la comitiva- e mi ha fatto fare la mappa del mondo in testa, facendomi pensare a dove sono i miei amici ora. A chi non vuole tornare. A chi sta per partire. A chi ho ritrovato quando ho sbattuto la porta del mio monolocale. Alla solitudine di certe giornate al mare. Ad un trekking d’Ottobre che ho scolpito nelle risate e nell’immagine di una bottiglia di vino lasciata a raffreddare tra i sassi. A chi mi ha scippato indietro. A chi mi ha preparato la prima cena quando poi sono ritornata. Alla casualità e ai miracoli. Agli incontri nel tram, per strada. Agli intrecci delle vite. Alle persone che orbitano come satelliti. Amici di amici che poi ritrovi lì, nel 3 o sotto un ombrello. A chi ti porti dentro, perché sono troppi anni, siete cambiati, ma ormai non se andrà mai. A chi, comunque vada, ti prenderai un prosecco su una terrazza. A chi con cui una pizza ci uscirà sempre. A chi basterà uno sguardo per intendersi. A chi una parola. A chi ti ha offerto un passaggio in motorino e non c’è stato tempo di conoscersi. A chi la vita ti regala e ti porta via. A chi fai le bollicine e poi ti sfiati. O si sfiata. A chi ti saluta in silenzio ogni pasqua e natale come per punirti che poi tu entri ed esci da quell’ amicizia. A chi con cui hai condiviso tempo. A chi proprio non ti capisce.

Non esistono amicizie per tutte le stagioni.

In alcune semini, in altre raccogli, in altre pretendi.

In altre ancora sei spavaldo e non ti accorgi. In altre sei fragile, non hai cose che gli altri hanno, hai cose che gli altri vorrebbero. E piangi.

In alcune stagioni semplicemente è tutto gratis. E ridi. Si dà e si riceve sulla stessa impalcatura. Ci si plasma.

Secondo me ora è il momento del caffè. E facciamolo.

Ci si scambia.

E quando si arriva a quel punto, quando sei nel pieno di una season’s friend, si diventa banalmente migliori, con solo la fatica di essere se stessi sparecchiando la tavola.